• CHIESA SANT ILDEFONSO – CARLO DE CARLI
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CHIESA SANT ILDEFONSO – CARLO DE CARLI

2000

Milano

2018

   CHIESA DI SANT ILDEFONSO (1954-1956)  – CARLO DE CARLI

La chiesa , inaugurata nel 1956, è inserita fra due vie delle sei che convergono nella piazza circolare Damiano Chiesa, da cui deriva la giacitura dei due piccoli fabbricati laterali delle opere parocchiali e delle facciate piene ad esse rivolte.

Terminata nello stesso anno della Madonna dei Poveri di Figini e Pollini e dedicato dal Cardinal Giovanni Battista Montini, in memoria del suo predecessore Cardinal Schuster al culto di Sant’ildefonso, questa chiesa è strutturata sul tema della centralità che, in un compiuto gioco di rimandi, dalla collocazione urbana su una piazza circolare, si riverbera nella soluzione di facciata con due bracci laterali che si protendono ad accogliere i fedeli presso la concavità dell’ingresso (soluzione oggi alterata dall’inserimento di rampe d’accesso per disabili e di un nuovo volume d’accesso che negano il precedente sagrato), fino all’interno dove il fulcro della composizione planimetrica stellare si rivela essere l’esagono dell’area presbiteriale, sormontato da un alto ciborio sorretto da sei colonne e coronato da tre ordini sovrapposti di balconate ad anello, la cui sequenza si perde ad incontrare la luce naturale immessa dalla torre-lanterna.

I due elementi qualificanti dell’edificio sono la pianta poligonale, che è una variazione dello schema centrale, generata da un esagono il cui baricentro coincide con l’altare maggiore ed i cui raggi e apotemi determinano un perimetro stellare con una deformazione concava verso la piazza- e il ciborio, castello di pilastri circolari e travi che si innalza fino sopra la copertura a falde variamente piegate, a reggere una lanterna vitrea che consente l’illuminazione dall’alto dell’altare. Questa struttura che sostiene le travi a vista della copertura (il cui disegno è replicato a pavimento) e il triburio, è organizzata in cinque livelli di passerelle, di cui tre praticabili. Due di esse sono collegate ad altrettanti ordini di balconate che corrono lungo il perimetro dell’edificio. Sono spazi e percorsi originariamente destinati alle operazioni di manutenzione delle vetrate e al posizionamento di opere d’arte e paramenti liturgici; fa eccezione il primo ordine di balconate sovrastante l’altare, destinato al coro.

Lo spazio così generato raccoglie i fedeli attorno all’altare, rivolto all’assemblea secondo il rito ambrosiano, ben primache quest’orientamento venga sancito dalla riforma del Concilio Vaticano II, e risponde appieno  all’idea di De Carli che «in Architettura lo spazio cosiddetto interno non è mai tale per rapporto o per semplice inversione logica dello spazio esterno ma è la stessa interiorità genetica dello spazio,la genesi stessa e quindi la qualificazione dello spazio come tale».

La griglia strutturale, associata al tamponamento in mattoni a vista cha caratterizza esternamente (ma in questo caso anche internamente) l’edificio, è tratto peculiare dell’architettura popolare dell’epoca e di altre architetture di De Carloi. Essa scandisce l’edificio in altezza con le fasce di calcestruzzo corrispondente alle solette delle balconate perimetrali interne. Si determinano così tre livelli orizzontali cui corrispondono differenti gradi di illuminazione: il livello inferiore, cieco e illuminato solo dalle vetrate intensamente colorate e poste nei sopraluce delle porte d’accesso; quello intermedio, bucato da una sequenza di piccoli punti luminosi in vetro di colori pastello disposti al centro di ciascuna campitura; quello superiore percorso da un nastro di serramenti con vetri di colore giallo oro. A queste fonti colorate di luce naturale si aggiunge la luce naturale che scende dalla lanterna in sommità e la poligonale delle sottili lampade tubolari al neon integrata alle solette di tutte le balconate aeree della chiesa, che sorprendentemente ricompongono l’unità dell’edificio, sottolineando graficamente il ciborio e la pianta poligonale della chiesa.

L’edificio oggi è alterato nel suo fronte per l’aggiunta di un atrio coperto e di due rampe d’accesso, che hanno eliminato la scalinata e l’ampio sagrato rialzato e scoperto che era raccolto tra le due ali degli accessi laterali.